Ma non ti vergogni?
Dobbiamo imparare ad essere il nostro migliore amico, perché troppo facilmente cadiamo nella trappola di essere il nostro peggior nemico. – Roderick Thorp
Le donne lo sanno bene. Quando parliamo a noi stesse del nostro corpo la nostra voce interiore si trasforma come in una visione kafkiana: interloquiamo con un atteggiamento particolarmente desolato, agguerrito, pieno di risentimenti, con un realismo paradossale oltre ogni limite. E a volte ci esprimiamo nella nostra testa come non oseremmo mai parlare neanche al peggiore dei nostri nemici. “Arrenditi. Non ce la farai mai a perdere peso.” – “Vergognati. Avresti dovuto impegnarti di più!” – “Se mangi così perché ti sorprende che sei grassa?”
L’influenza della autocritica negativa a cui ci esponiamo giorno dopo giorno è stato reso visibile attraverso un semplice esperimento. A due amiche curvy è stato chiesto di dire ad alta voce all’altra cosa passa per le loro menti quando pensano al proprio corpo. Due monologhi che diventano dialogo, una guerra tagliente e senza vincitori. La prima dice:” Con il tuo tipo di fisico non sarà mai facile fare shopping.” L’altra: “Quando sorridi sembri un pagnotta.” Fin qui va bene, quasi simpatico. Poi però la prima ragazza dice: “Qualunque ragazza è più carina e più magra di te.” e la seconda ragazza risponde: “Le persone da dietro guardano come il grasso esce ai lati dal tuo reggiseno.” Rincariamo la dose insomma. Poi la prima risponde: “Sei così brutta nelle foto che non riesco neanche a guardarti!” e la seconda “Ammettilo. Con quella cellulite in tutta la tua vita non potrai mai mettere il bianco”. E’ qui parte la prima lacrima, l’offesa è tangibile. Poi la prima dice: “Lui non ti avrebbe mai tradito se tu fossi più magra” La seconda : “Lui dice che sei sexy soltanto perché così spera che tu continua la dieta.” La situazione si fa sempre più drammatica, l’accanimento si fa strada. La prima :” Neanche il giorno del tuo matrimonio potrai mettere un vestito bianco senza maniche lunghe”. La seconda : “Se tu perdessi 20 chili avresti finalmente successo nel tuo lavoro.” E’ una vendetta, un chiaro atto di l’autolesionismo senza forbici. La prima : “Lui ti lascerà per una ragazza magra.” La seconda :” Non lo meriti, perché sei grassa.” Alla fine le due donne sono visivamente provate. Si scusano l’una con l’altra, quasi a confermare il fatto che in questi termini non si sarebbero proprio mai sognate di parlare. Body shaming all’ennesima potenza.
Si incontrano nuovamente la settimana successiva e dopo aver visto la ripresa del loro dialogo. Il bilancio è il seguente: entrambe sono scioccate di come un pensiero detto ad alta voce possa cambiare peso, valore emozionale. Sono consapevoli di aver usato una violenza inaudita verso se stesse, amplificata in quel caso dal fatto di averla espressa ad una persona cara come fosse invece una critica rivolta all’altra. Si sono rese conto di auto esporsi 24 ore su 24 a questa auto critica che facilmente diventa auto distruzione a rate. La negatività e la degradazione ucciderebbe il più grande degli amori, quindi perché infliggerlo verso noi stesse? A che scopo? Una maggiore generosità invece aumenta l’auto stima e la capacità di gestire le delusioni, i momenti difficili e crea fiducia nelle proprie competenze e nei talenti. Questo esperimento è stato estremamente utile alle due donne proprio perché hanno potuto vedere il proprio atteggiamento da un’altra prospettiva, quella dell’amica, dall’esterno, è stato come guardare un film. E hanno capito che da fuori le cose possono sembrare tutt’altro, meno gravi, con soluzioni diversificate, e una buona dose di perdono per non essere perfette. Perché nessuno è perfetto. E che se tu stessa non sei la tua migliore amica…chi potrebbe esserlo? L’empatia ci contraddistingue sempre nei rapporto con gli altri. Usiamola anche verso noi stesse. La stima che ci portiamo dentro ci servirà per migliorare, giorno dopo giorno.
Grazie a Petra Kompart per questo articolo!