Nella ricerca del lavoro cosa conta di più ? la competenza o la taglia
Siamo cresciuti nella convinzione che la fatica, l’impegno e la formazione continua ed il costante mettersi in gioco nel mondo del lavoro prima o poi paghi; prima o poi il tuo sforzo viene premiato…prima o poi qualcuno ti noterà. Ma succede davvero? E soprattutto: a chi succede? In un’ indagine americana svoltatisi tra i capi del personale di alcune aziende si è verificato che chi seleziona il personale, colloca la bellezza e la taglia che si indossa al terzo posto dopo l’esperienza e la sicurezza, lasciando agli ultimi posti della valutazione il curriculum vitae, ossia quello sforzo, quell’impegno di cui si parlava prima. Perciò la bellezza ed una “giusta” taglia, che corrisponde alla 40/42 sono un fattore di competitività nel mondo del lavoro. I casi di discriminazione sul lavoro a causa della taglia sbagliata stanno aumentando e la richiesta di “bella presenza” aumenta; ma cosa vuol dire bella presenza? Recentemente una delle protagoniste del calendario Beautifulcurvy 2016, ha trovato un annuncio di lavoro a Milano in cui si ricercavano ragazze per confezionare i regali di Natale. Tale annuncio richiedeva, oltre alla voglia di lavorare, anche una taglia massima 42. Oggettivamente cosa collega il fatto si saper confezionare i pacchi natalizi ad una taglia 42? Direi, niente! Ma a quanto pare la bella presenza è collegata ad una taglia che si aggira tra la 40 e la 42. Perciò le ragazze con dei bei lineamenti, gradevoli o addirittura bellissime, sono tagliate fuori dalla categoria “bella presenza”, se indossano una taglia superiore alla 42. In questo esempio si parla di un lavoretto natalizio, ma proviamo a pensare a cosa succede quando si punta ad un contratto a lungo termine o al lavoro che vuoi fare nella vita? Le dinamiche sono identiche! La bellezza e la magrezza sono diventate uno status symbol sociale; ma la società non ha ancora capito che la bellezza va ben oltre la taglia 42 anche perché si può essere eleganti, sensuali, armoniosi e gradevoli al di fuori degli stereotipi imposti al nostro corpo. Essere belli è una fortuna, ma sentirsi belli è una conquista, che necessita di un lavoro interiore, non solo estetico. Se il nostro corpo non è perfetto e non ci piace in un certo momento della nostra vita è più che giusto prendersene cura e migliorarsi, lavorando anche sul concetto di cosa è perfetto per me, cioè di come mi sento bene nel mio corpo. Ma se essere belli coincide col passare dalla taglia 48 alla 40, solo perché devo cercare e trovare lavoro, questo a mio parere non ha proprio senso; diventa un dovere sociale o addirittura un ricatto. Ci sono ragazze che devono la loro bellezza ed armoniosità proprio alle loro forme, a fianchi e seno pronunciati perché è la loro conformazione fisica. Questo non significa che non vadano in palestra, che si abbuffino alla prima occasione o che non si prendano cura di sé. Vuol dire che il corpo contiene quelle forme che le rendono così belle. Il mio augurio a tutte le donne è che possano essere viste per ciò che sono e per la loro competenza nel mondo del lavoro. In questo caso parlo di donne, perché è più frequente che questi casi accadano al sesso femminile piuttosto che a quello maschile ed è un motivo in più per evidenziarlo. La bellezza non è una questione di taglia ed è nostro dovere diffondere questo messaggio in una società che fa fatica ad accettare i cambiamenti e le evoluzioni del pensiero.
Chiara Bitella