Patrizia Di Malta: fare musica mi rende felice (ed equilibrata)
Patrizia Di Malta e Nicola dj del Plastic (foto di Riccardo Slavik) |
Chi era adolescente o poco più che ventenne nei primi Anni Ottanta se la ricorda bene, Patrizia Di Malta, la bella mora cantante del Gruppo Italiano allora in vetta alle classifiche con la canzone Tropicana. Patrizia oggi è altrettanto, anzi, ancora più affascinante di allora e la sua voce continua a fare sognare non folle di teenager ma un pubblico selezionato e maturo. Capelli corvini, occhi nocciola e un viso che sembra si sia fermato nel tempo, le sue forme morbide la accompagnano da sempre ma ha impiegato un po’ ad accettarsi e a capire che la bellezza è qualcosa che va al di là della taglia. “Da bambina sono stata spensierata, serena e solare, soprattutto nel periodo dai quattro ai sette anni in cui ho vissuto a Sanremo per curare una brutta forma di asma. Stavo da mia nonna, maestra, che mi ha insegnato a scrivere e disegnare già a quattro anni”. Tornata a Milano, sempre bravissima a scuola, tutto è filato liscio fino a quando è arrivato il periodo dei primi amori. “Verso i quattordici anni ho preso coscienza – ricorda – della mia ‘mole’ ma non me ne facevo un vero problema anzi, camminando per strada ero sempre convinta di piacere a tutti! Però ho cominciato a seguire qualche dieta”. Poi è arrivata la musica. Nel senso che, dopo a dir la verità poca gavetta, è iniziata la fortunata avventura con il Gruppo Italiano. In realtà Patrizia ha respirato note e melodie fin da piccola: il padre, jazzista dilettante, già a tre anni le faceva cantare pezzi jazz complicatissimi. Crescendo ha affinato le sue capacità diventando un’ottima imitatrice canora e con l’imitazione di Patty Pravo a dieci anni ha vinto un concorso per le scuole indetto da un noto programma tv. “Fino a quando ho inciso il primo disco ho cantato naturalmente – racconta -, senza alcuna impostazione tecnica. Poi ho trovato una fantastica insegnante afroamericana, Mary Lindsay che ha sperimentato con me per prima un nuovo – per allora – metodo americano, Voicecraft creato da Jo Estill”. Poco dopo è stata lanciata Tropicana, tormentone dell’estate e non solo: il successo le è letteralmente scoppiato tra le mani. “E lì ho capito – spiega – che ciò che affascina non è l’aspetto estetico ma le capacità che si dimostrano, che è una questione di armonia ed equilibrio interiori. Che non dipende da quanto si pesa ma da quanto si sta bene con se stessi”. La fortuna del Gruppo Italiano si è esaurita nel giro di pochi anni, lei ha lasciato per divergenze musicali e per un lungo periodo è stata messa da parte dai produttori. Dopo un paio di dischi come solista ha smesso di cantare e il suo peso ha raggiunto i massimi storici. Traduceva e faceva scouting di nuovi scrittori, amava questo nuovo lavoro ma non era felice, le mancava qualcosa. “Mangiavo troppo, male e sempre con senso di colpa. Ero depressa”. Poi reagisce, va da uno psicologo che le fa capire che la sofferenza nasce dall’aver rinunciato alla musica. Così ha ricominciato, con più entusiasm di prima e oggi insegna con notevoli soddisfazioni canto a giovani talentuosi, studia percussioni ed è la voce di un trio, Atlantico Negro che porta in locali raccolti e intimi un mix di sonorità afrocubane, portoghesi e capoverdiane. Oggi più che mai è in pace con se stessa e felice del proprio aspetto. Il segreto: “Non mangio per riempire un vuoto, ma per il piacere di assaporare buon cibo, perché amo mangiare. Seguo poche semplici regole alimentari giuste per me: pasta solo a mezzogiorno e proteine solo la sera. Ma soprattutto faccio quello che più adoro fare, musica”. Più semplice di così!