Mindful eating : il cibo, emozione pura
Che relazione esiste tra cibo ed emozioni? e perché queste ultime, spesso, possono orientare le nostre scelte alimentari?
Il cibo ha una funzione biologica essenziale per l’organismo è dagli alimenti che ricaviamo tutto ciò che occorre per tenerci in vita.
Nutrirsi è una delle azioni più primitive ed intuitive dell’uomo, si pensi al bambino appena nato il cui primo istinto è quello di attaccarsi al seno della madre.
Il rapporto tra il cibo e le emozioni è proprio qui che nasce. Prende forma nelle primissime fasi della vita e rimane poi per tutta l’esistenza.
Mangiare, però, non ha solo lo scopo di soddisfare un bisogno fisiologico ma è anche un’occasione d’incontro, di comunicazione, risponde a un bisogno di cura, di scambio e di affetto. A volte, questo delicato equilibrio si altera. L’impulso a mangiare diviene la sola, e la più immediata risposta a un’esigenza emotiva che richiederebbe invece altro tipo di nutrimento, emozionale, appunto. In questi casi la persona mangia anche quando il corpo non ne ha bisogno.
Esistono infatti una fame corporea, che si innesca quando l’organismo ha bisogno di nutrienti, e una fame che si prova in presenza di rabbia, noia, stress, solitudine, tensione, fatica, ansia o depressione. In questi casi il cibo viene scambiato per un “farmaco” con cui placare emozioni sgradevoli, ottenere una gratificazione negata in ambito affettivo o lavorativo, combattere una delusione o un dolore, colmare un vuoto.
Ma perché quando ci assale quella fame irrefrenabile ricerchiamo alimenti come carboidrati e dolci?
Un motivo c’è! sono gli alimenti più direttamente connessi al circuito del piacere. I carboidrati stimolano il cervello a produrre la serotonina, conosciuta come “l’ormone della felicità”, che genera un’immediata sensazione di buon umore. Da ciò si evince che non solo le emozioni possono influenzare le nostre abitudini alimentari ma, anche, come gli alimenti hanno delle ricadute sul nostro stato emotivo.
Un approccio sereno al cibo prevede, dunque, la cura del proprio equilibrio interiore che ci renderà capaci di scegliere gli alimenti di cui il nostro corpo ha veramente bisogno. Allo stesso tempo, un’alimentazione consapevole ci aiuterà a riequilibrare il nostro assetto ormonale, rafforzando la sensazione di benessere psico-fisico.
Come gestire un “attacco di fame emotiva?”
È necessario fermarsi, riconoscere quali emozioni stanno entrando in gioco in quel momento. Vi consiglio un piccolo esercizio di mindful eating che aiuta a riportare l’attenzione al momento presente :
1 Chiudere gli occhi
Permette di escludere stimoli esteriori e facilita uno sguardo più profondo alla propria interiorità.
2 Fare tre bei respiri profondi
Spesso ci si dimentica quanto una corretta respirazione può aiutare a ritrovare centratura. Il corpo con l’espirazione già lascia andare ciò che non serve, aggiungere un pizzico di consapevolezza facilità il processo.
3 Restare in ascolto di ogni sensazione
Approcciarsi al proprio mondo interiore da spettatore. Come se si fosse al cinema a guardare un film.
Guardare senza giudizio ciò che sta avvenendo. Osservarlo sotto ogni livello: fisico (battito cardiaco, respirazione, dolore)
mentale (quali pensieri sono collegati)
emotivo (riconoscere quali emozioni sono nominare e se serve scriverle)
4 Chiedersi/le cosa ci vuole raccontare, cosa ha bisogno di dirci
Le emozioni anche quelle che sono considerate “negative” non lo sono realmente. Hanno tutte una funzione una missione. Invece di combatterle come fossero un nemico, mettiamoci al loro fianco e con l’immaginazione facciamoci una bella chiacchierata come se fosse una cara amica e lasciamo che ci confessi il suo segreto.
5 Osservarla andar via
Dopo aver compreso il messaggio che ci doveva dare possiamo accompagnare “la nostra amica” all’uscita, ringraziandola la lasciamo andare perché non ne abbiamo più bisogno. Questo esercizio sposta il focus su se stessi, invece di lasciarlo agganciato ad un’emozione che in quel momento sembra enorme, che ci fa sentire sopraffatti e aiuta a impedire l’automatismo del cibo come tranquillante.
Le diete restrittive e la fame emotiva
A maggiore privazione corrisponde maggiore attrazione. Normalizzare il rapporto con il cibo è un obiettivo essenziale per chiunque senta di non essere in equilibrio con il proprio corpo e che perciò decide di modificarlo seguendo un regime dietetico.
Le statistiche ci dicono che il 95% delle diete a distanza di due anni falliscono.
Ovvero che l’obiettivo di peso desiderato, viene raggiunto, ma non mantenuto.
Nel lungo periodo la restrizione calorica e mentale non sono sostenibili
Per dimostrare che privarsi di mangiare causa ossessione per il cibo, faccio uso di questo facile esempio: ” non pensare ad una farfalla gialla ”.
Che succede?
State pensando ad una farfalla gialla! E questo è merito dell’inconscio la cui caratteristica essenziale è che funziona attraverso simboli e immagini, invece che per mezzo di testi o lettere. Questo vuol dire che non elabora termini negativi.
Se lo si applica ad una dieta restrittiva questo meccanismo lavora alla stessa identica maniera.
Se diciamo a noi stessi “non devo mangiare le patatine fritte”, l’inconscio avrà solo l’immagine delle patatine fritte e di conseguenza avremo ancora più voglia di mangiarle. Questo non vuole dire che succede sempre, ma aumenta in modo considerevole le probabilità che sia così.
Il passo più importante che possiamo fare per trovare pace tra stomaco e cuore è quello di accettarci come un tutt’uno, un insieme, complesso e meraviglioso allo stesso tempo. Non giudicandoci severamente per le scelte alimentari, ma comprendendole e fidandoci dei nostri stimoli interni.
Il nostro corpo ha una saggezza interiore profonda e antichissima, basta riscoprirla.
Chiara Zanaica, Operatrice olistica
Theta healer, Mindful Eating trainer
Beautifulcurvy ambassador
Cell. 338 9805527
E mail. [email protected]
Illustrazioni: Marco el fabio